"Villamagna"
Antico castello con
borgo su un colle argilloso (280 metri s.l.m.) a spartiacque tra i torrenti
Roglio e Fregione, circa 8 km a Nord di Volterra. Se si escludono le probabili
origini romane lasciate intuire facilmente dal toponimo, le più antiche notizie
documentate relative a Villamagna risalgono al 780, quando il mercante
longobardo Rattauso, originario del luogo, donò al monastero di S.Pietro in
Palazzuolo presso Monteverdi (allora retto dall'abate Gunfredo) una parte dei
suoi beni situati in Villamagna ("...casa avitationis, curtes, ortos, vineis")
"ad remissionem peccatorum" (Schneider, 2). In un atto del 972 è
poi citata per la prima volta la Pieve intitolata a S.Giovanni Battista e Santa
Felicita (Schneider, 50) che compare inoltre anche in pergamene
del 975 e del 990 e in un privilegio concesso dall'imperatore Enrico II° ai
canonici volterrani nel 1015 (Schneider, 56, 77 e 108). Le notizie
sulla zona poi si perdono fino al 1199 quando Cavalcalambardo di Tignoso,
Lamberto di Ildebrandino e Galgano di Gualandello, signori di Montignoso,
donarono al comune di Volterra, sia per sottomissione, sia per opportunismo
politico-militare, sia per spontanea volontà (Volpe, 29) - la
piena giurisdizione che essi avevano sulla corte della Pieve di Villamagna
(Schneider, 247). Fu questo il primo di una serie di atti prolungatasi
fino al 1286 con cui i nobili Cattani di Montignoso cedettero al comune di
Volterra le proprietà e la giurisdizione civile sul plebanato di Villamagna che
verrà così a costituire, assieme al castello di Montevoltraio, alla zona della
pieve di Pignano e al castello della Nera, uno degli elementi fondamentali su
cui si costituirà e si consoliderà nei secoli il territorio del comune di
Volterra (Fiumi, 135). L'aperto e prolungato dissidio tra Vescovi
e comune non lasciò immune questa terra; dagli accordi raggiunti tra il Vescovo
Pagano Pannocchieschi e i volterrani nel 1215 risulta infatti che il comune
doveva liberare ogni comunello del contado da ogni forma o giuramento di
soggezione e che i sudditi del Vescovo (e in particolare quelli di Pomarance,
Agnano, Gabbreto e Villamagna) non potevano esser fatti cittadini volterrani. Ma
a pesare sulle vicende di questo piccolo borgo rurale non furono soltanto le
lotte per il potere nel capoluogo, ma anche i frequenti conflitti su scala
regionale. Nel 1223, ad esempio, i fiorentini irruppero per rappresaglia nel
territorio compreso tra Montaione e l'Era saccheggiando e devastando case, campi
e villaggi del contado volterrano e coinvolgendo così anche Villamagna nella
rovina (Pertici, 13): scopo dell'operazione era quello di
infliggere una punizione esemplare ai volterrani che l'anno precedente erano
stati alleati di Pisa nella guerra (poi persa) contro Firenze. Dai dati
frammentari degli anni seguenti si apprende poi che nel 1227 la Pieve di S.
Giovanni era soggetta alla giurisdizione del Vescovo Pagano, mentre nel 1228
Villamagna risultava interamente allibrata al comune di Volterra tanto che negli
statuti volterrani del 1250-60 sono menzionati i rettori del luogo
(Fiumi, 135). La scarsità di notizie storiche sulla zona è comunque tale
da impedire una ricostruzione diacronica delle vicende obbligando pertanto ad
un'elencazione di pochi fatti documentati privi di legami reciproci. Risulta
così che nel 1257 i signori di Montignoso vendettero a Iacopo di Renieri di
Gabbreto il pascolo che possedevano in Villamagna; questo risulta poi nuovamente
acquistato nel 1280 da Alfanuccio di Maffeo Maffei per conto del comune di
Volterra assieme al bosco della tenuta di Tatti. Nel 1291, a causa di un
contenzioso sorto con Pisa, il comune di Volterra provvide a far fortificare
Villamagna nel timore di possibili incursioni che avrebbero avuto facilmente
ragione del villaggio. Proprio a quegli anni (1293) risale anche la prima
attestazione dell'esistenza di un ospedale, di cui non si conosce
l'intitolazione e che comunque già allora veniva definito "vetus"
(Cavallini, p.110, n.107). Sempre nel 1293 i volterrani ottennero un
giuramento di fedeltà da parte dei castelli loro sottoposti e quindi anche da
parte di Villamagna che nel 1301 fu nuovamente rinforzata e sottoposta a un
censimento per stabilire il numero effettivo degli uomini abili a portare e ad
usare armi. Nel corso della seconda guerra con Pisa (1494-1509) Villamagna fu
saccheggiata dai soldati greci al servizio di Venezia (alleata con Pisa) per poi
subire nuove devastazioni nel 1530 da parte delle truppe fiorentine comandate da
Alessandro Vitelli; a quest'ultimo saccheggio fece inoltre seguito un'epidemia
di peste bubbonica che falcidiò molta della popolazione del luogo. Da allora in
poi le vicende di Villamagna si confondono con quelle di Volterra, ormai
definitivamente assogettata allo Stato fiorentino: il borgo diviene così un
tranquillo centro agricolo assumendo progressivamente l'aspetto con cui si
presenta oggi. L'abitato è attualmente disposto su tre vie: Via dei Valloni (la
via principale in quanto ricalca la strada che congiunge Volterra con
Montaione; lungo i lati di questa via si addensano le abitazioni e i negozi e in
un suo slargo trova posto la piazza del paese, oltrepassando la quale e
proseguendo in direzione di Montaione si raggiungono la chiesetta della Madonna
della Neve, il cimitero e la Pieve di S. Giovanni), Via S. Giuseppe (dalla
piazza) e Via del Poggio S. Prospero (da Via dei Valloni verso la parte più alta
del rilievo, luogo di antico insediamento). La Pieve di S. Giovanni Battista e
di S. Felicita, situata a Nord del paese, piuttosto lontana dal centro, al
termine di uno stradello che si dirama dalla via principale nei pressi del
Cimitero, compare nelle "rationes decimarum" del 1302-1303 con giurisdizione
sulle chiese di Vicarello e di Montese, mentre nel Sinodo del 1356 manteneva
come suffraganea la sola chiesa di S.Ottaviano. L'edificio attuale, a una sola
navata di evidente stile romanico, benché segnato da ripetute modifiche e
ristrutturazioni, mostra tuttora alcune tracce dell'antica costruzione
nell'angolo destro della facciata (volta a Sud) dove si può osservare il
paramento murario originale. Per quanto riguarda le vicende architettoniche del
fabbricato è stata avanzata l'ipotesi che la pieve attuale (a cui si accede per
mezzo di un'ampia scalinata sul lato sinistro della facciata) sarebbe stata
edificata su una chiesetta preesistente le cui tracce sarebbero riscontrabili
nella cripta sottostante l'altare maggiore (G. Caciagli, 1035).
Fino alla metà degli anni settanta la Pieve ha ospitato un'importante tavola del
Rosso Fiorentino raffigurante "la Vergine seduta sopra una sedia, posata su due
scalini, o gradini, sostenente il bambino ritto sulla gamba destra, ed avente al
lato destro il Battista, a sinistra l'apostolo San Bartolomeo" (Maffei,
1925, p.107). L'opera, eseguita dal grande artista nel 1521 (lo stesso
anno in cui dipinse la celebre "Deposizione") è oggi conservata nel Museo
Diocesano d'Arte Sacra di Volterra. A poca distanza dalla Pieve, nell'area
adiacente il cimitero del paese, è poi da segnalare la piccola chiesa della
Madonna della Neve, edificata sul finire del XVII secolo o all'inizio del XVIII
e caratterizzata da una tettoia con loggiato costruita appositamente per
ospitare un venerato affresco del XV secolo raffigurante la Madonna con Bambino,
fino ad allora ospitato in un tabernacolo. Questo oratorio fu trasformato grazie
alle offerte dei fedeli: alla piccola edicola originaria si aggiunse
dapprima la tettoia dinanzi all'ingresso, quindi parte dell'attuale cappella per
giungere infine all'ampliamento che condusse tutto il fabbricato alle dimensioni
odierne. La festa della Madonna della Neve si celebra il 5 agosto. Nella stessa
cappella ha inoltre luogo anche un'altra solennità ovvero la festa della Madonna
del Ringraziamento, detta anche festa della Madonna del tifo. Questa ricorrenza,
che si celebra la seconda domenica di ottobre, prende origine nel XIX sec.
quando la popolazione di Villamagna assediata da una violenta epidemia di tifo
che mieteva molte vittime nei dintorni chiese grazia alla Madonna della Neve e
fece voto di venerazione e di ringraziamento se fosse scampata al pericolo. Gli
abitanti furono miracolosamente risparmiati ed ogni anno ricordano l'evento con
una festa religiosa le cui spese vengono sostenute volontariamente dalle singole
famiglie (Pertici, 14) Subito dietro la chiesetta sono da
osservare una vecchia casa colonica con portico ad archi e, poco oltre, la
canonica della Pieve.
Demografia: 314 abitanti nel 1551, 356 nel 1745, 589 nel 1840, 840 (?) nel 1876,
253 nel 1951, 218 nel 1961. L'abitato della Pieve (nucleo speciale) contava
invece 12 abitanti nel 1951 e 3 nel 1961. Poco prima di giungere a Villamagna
provenendo da Volterra si trova il piccolo borgo agricolo di S. Donnino con
villa, fattoria e chiesa. L'elemento più caratteristico oltre che il vero e
proprio fulcro di questo agglomerato rurale è costituito senza dubbio
dall'imponente villa cinquecentesca che, situata su una collinetta a sud della
rotabile che collega Villamagna con Mulino d'Era, appare attorniata da un parco
lussureggiante e da lunghi viali di cipressi. La superba costruzione, dovuta
probabilmente all'ingegno del grande Baldassarre Peruzzi (figlio di
Gerolamo di Salvestro da Volterra), mostra una chiara testimonianza della sua
origine rinascimentale e del suo legame con la famiglia Maffei di Volterra,
in due lapidi in lingua latina fatte apporre sui muri dell'rdificio ove si
legge, tra l'altro, che la villa fu fatta costruire nel 1527 dall'umanista Mario
Maffei per essere "amicis hospitium, pauperibus refugium". Sotto l'aspetto
architettonico si tratta di un grosso edificio a quattro piani con due eleganti
avancorpi uniti da un'ampia terrazza rivolta verso Volterra (C.Caciagli,
1026); la facciata, austera, è ornata da un solenne portale con pesante
bugnato risalente al XVIII secolo (C.Caciagli, 143). Adiacente
alla villa si trova la chiesa le cui origini risalgono al sec. XV (C.Caciagli,
1026) ma di cui si troverebbe menzione, secondo Repetti, già nell'VIII
secolo (Repetti, V, 783) ed in cui si celebrava un tempo, nel mese
di marzo, la festa dell'Annunziata (Pertici, 14). Quanto alla
fattoria essa ha un'estensione di 350 ettari e consta di 14 poderi (C.Caciagli,
143) disposti in un paesaggio agrario in cui predominano coltivazioni
promiscue a olivi, viti e seminativi. Strutturalmente i maggiori interventi che
hanno interessato l'assetto della fattoria risalgono alla seconda metà
dell'Ottocento e ai primi decenni del Novecento quando a seguito del
manifestarsi di nuove esigenze produttive furono costruiti nuovi edifici a
destinazione agricola. Intorno al 1940 la fattoria divenne proprietà di Manlio e
Silvana Vannucchi che provvidero a suddividere l'ampio fabbricato in numerosi
quartieri d'abitazione; successivamente la proprietà passò ai Vannucchi-Lagorio
ai quali si deve il notevole impulso di modernizzazione produttiva impresso alla
tradizionale vocazione agricola dell'azienda. Sotto l'aspetto demografico S.
Donnino contava 14 abitanti nel 1951 e 35 nel 1961.
Angelo
Marrucci 1997
BIBLIOGRAFIA
S.BERTINI - E' il
Peruzzi l'architetto di Palazzo Maffei e della villa di S.Donnino? in:
"Volterra", a.X, n.6, giugno 1971, p.11;
C.Caciagli - La casa
colonica e il paesaggio agrario nel volterrano. Pontedera, Bandecchi &
Vivaldi, 1989;
C.Caciagli -
Monografia storica della provincia. Pisa, Istituto Storico delle Province
d'Italia, 1969-71;
M. Cavallini -
Antichi spedali della Diocesi Volterrana, in: "Rassegna Volterrana", a.X-XI,
1939, pp.78-117 e a.XIV-XVI, 1942, pp.1-17;
L.A.Cecina - Notizie
istoriche della città di Volterra, in Pisa, per Gio.Paolo Giovannelli e
Compagni, 1758;
E.Fiumi - La
popolazione del territorio volterrano-sangimignanese e il problema demografico
nell'età comunale, in: "Studi in onore di Amintore Fanfani", Milano,
1962, I, pp.249-290;
R.S.Maffei - La
tavola ignorata del Rosso Fiorentino a Villamagna, in: "Rassegna Mensile",
a.II, 1925, suppl. al n°6, pp.114-115;
E.Pertici - Gloria e
decadenza dell'Alta Val d'Era, in: "Volterra", a.XV, n.10, ottobre 1976,
pp.12-14;
E.Repetti -
Dizionario geografico fisico storico della Toscana. Firenze, 1833-45;
F.Schneider -
Requestum volaterranum. Roma, Loescher, 1907;
G.Volpe -
Volterra. Storia di vescovi signori, di istituti comunali, di rapporti tra Stato
e chiesa nelle città
italiane nei secoli XI-XV. Firenze, Soc. Anonima Editrice "La Voce", 1923.
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