Cenni storici sulle medaglie devozionali
La figura femminile nell’immagine devozionale.
Già dalla
preistoria l’uomo, sottoposto ai fenomeni naturali o legati all’ambiente che
lo circondava, si sentiva soggetto alla volontà imponderabile di una volontà
sconosciuta. Così alla violenza del fulmine, alla furia dei fiumi e delle
piogge, l’uomo primitivo opponeva sacrifici e riti propiziatori, rivolti al
sole, alle montagne e alle acque. Successivamente, la cultura classica,
determinò l’associazione delle divinità naturali a dei del mondo pagano che
più gli somigliavano. Con l’attribuzione agli dei di forme e passioni umane,
si offriva inoltre la possibilità di identificare con una statua, che poteva
essere accolta in un edificio nell’ambito della città, la divinità specifica
da onorare. Con l’avvento del cristianesimo le divinità pagane vengono
acquisite e superate. Al politeismo degli dei greco-romani si oppone la dottrina
del Dio unico paterno e sovrano. Le idolatrie "dell’etere divino"
vengono sostituite da un culto dello spirito più semplice, con un battesimo in
acqua pura e preghiere, liberato dai sacrifici cruenti e dalle aberrazioni
astrologiche. Al perdersi nell’incomprensibile e artificioso mondo delle
mitologie, il figlio di Dio fatto uomo appariva nella sua realtà miracolosa di
essere umano. L’intreccio tra il sacro e il profano, tra i culti pagani e
quelli cristiani risulta così forte che resta difficile scinderne i rispettivi
significati. Prendendo in esame la figura femminile, alla quale veniva data una
valenza sacra, possiamo constatare come la "Madre di Dio" presenti
delle analogie con la Dea madre e Madre del grano.
W. Mannhardt sosteneva che la parola Demetra, comprendeva il termine cretese
"deai" cioè orzo e che quindi il nome della dea significava Madre
dell’orzo o Madre del grano. Nel tempo la figura della Dea madre viene
acquisita dal cristianesimo per trovare una stretta somiglianza con la Vergine
Maria. A Lei si rivolge il cristiano per raccomandarsi e chiedere aiuto. Il
culto della Madonna è dunque molto antico e possiamo senza dubbio affermare che
le sue origini si confondono con le origini stesse della Chiesa. Del resto già
tra la fine del IV e l’inizio del V secolo si cominciano a fissare le varie
feste dedicate alla Vergine. Sarebbe del IV secolo la composizione delle prima
preghiera mariana, dalla quale deriverebbe l’Ave Maria. Un papiro proveniente
dall’Egitto e risalente al III-IV secolo ci ha restituito la famosa preghiera
del "Sub tuum Praesidium" a lungo considerata come una
composizione medioevale:
"Sotto la
tua misericordia
ci rifugiamo, Theotokos (Genitrice di Dio)
le nostre suppliche tu non le respingere nella necessità,
ma dal pericolo libera noi:
(tu) sola casta, (tu) sola benedetta.
La bellissima
preghiera contiene l’importante titolo attribuito alla Madonna: Theotokos,
cioè Madre di Dio. Proprio con questo nome gli alessandrini chiamavano Maria
sin dal III secolo, titolo che gli venne attribuito solennemente dal Concilio di
Efeso del 431 d.C. sotto il Pontificato di Celestino I. Nel Sacramentario
Leoniano (Leone I Magno 440-461 d.C.) viene aggiunto questo riferimento alla
Madonna: "Uniti in comunione e venerando in primo luogo la gloriosa Vergine
Maria, Madre di Dio...". Non dimentichiamo che già nel V secolo si
comincia a diffondere la festa del "dies natalis" della Madonna, che
celebra il giorno della morte terrena della Madre di Dio. Questa solennità
viene detta anche "Dormitio Virginis" e in seguito
"Assunzione", termine consacrato dalla definizione dogmatica di Pio
XII. L’esaltazione della Vergine come Madre di Dio, decretata dal Concilio di
Efeso, determina la diffusione di un’altra festa mariana, cioè quella della
"Natività di Maria" (sorta in Oriente nel V secolo) introdotta in
Occidente da Sergio I (687-701 d.C.). In seguito cominciano ad apparire altre
feste, sino a costituire veri e propri cicli. Alcune esaltano la sua
partecipazione alla storia della salvezza (Annunciazione- Natale- Presentazione
di Gesù al Tempio - Maria sul Calvario e ai piedi della Croce), altre a
celebrazione dei momenti più significativi della Sua vita (Natività- Dormitio
Virginis- Presentazione al Tempio - Concezione). Sulla festa dedicata alla
Concezione si ha notizia in Oriente sin dal VI secolo, mentre in occidente si
diffonderà verso il IX secolo.Durante il Medioevo la devozione per Maria e per
il culto della Vergine assume un sempre maggiore interesse, segnando l’affiancamento
alla liturgia ufficiale di una devozione popolare viva e varia, seguita da una
parte dalla costruzione delle maestose cattedrali e dall’altra dal sorgere
delle confraternite mariane come ad esempio la "Confraternita della
Vergine" fondata a Milano nel 1232. L’immagine della Vergine viene messa
in risalto con la sua dignità, la sua santità e la sua potenza,
identificandola come Madre di Cristo capo della Chiesa e conferendole l’autorità
sui fedeli. Così coloro che la pregano, nelle difficoltà incontrate nella
vita, invocano il suo aiuto ed Ella si mostra pronta, secondo la dottrina di S.
Bernardo, a porre la sua intercessione a loro favore. Diventa perciò, per l’uomo
medioevale, la madre spirituale di tutti i credenti ed il Suo nome al quale
vengono dedicate le più splendide cattedrali è sinonimo di bellezza e
maestosità come il mare: per S. Anselmo "Maria" significa in ebraico
"Signora del Mare", mentre per S. Bernardo "Stella del
Mare".
Con il finire del Medioevo il culto con cui il popolo onora Maria si va
deteriorando sino a sconfinare nella superstizione e nel pietismo. Nel frattempo
sull’Europa e sulla Chiesa si stanno addensando le minacciose nubi dell’espansione
dei Turchi e il prendere campo della Riforma Protestante.
La medaglia di Clemente VII, che mostra il Cristo legato ad una colonna, sta a
significare la presenza e la drammaticità degli eventi: Roma invasa e
saccheggiata dai Lanzichenecchi; Solimano II il Magnifico invade il regno
cristiano d’Ungheria; l’allontanamento dalla Chiesa di buona parte dell’Europa
settentrionale. Quando tutto sembra perduto, i Turchi subiscono una sconfitta a
Lepanto che riporta la Chiesa al suo equilibrio, riconfermando i suoi dogmi nel
Concilio di Trento e riformandosi da il via, grazie all’aiuto dei Gesuiti,
alla riconquista dell’Europa. La vittoria di Lepanto viene attribuita all’intervento
della Vergine e il papa Pio V al fine di siglare il ricordo di questo sacro
intervento, introduce nelle Litanie lauretane l’invocazione "Auxilium
Christianorum" e istituisce la festa di Maria Santissima della Vittoria (7
ottobre) e poiché la vittoria è stata invocata con la devozione del Santo
Rosario, il suo successore Gregorio XIII fisserà la festa della Madonna del
Rosario nella prima domenica di ottobre. Nacque così l’usanza popolare di
onorare la Vergine con la recita di 150 Ave Maria: preghiera che sino a quel
tempo si limitava a "benedetta tu fra le donne", usanza nata in
seguito al desiderio espresso a S. Domenico dalla Vergine. Negli anni il testo
fu ulteriormente integrato e nel Rosario, per evitare la monotonia della recita,
si pensò di intercalare ogni decina con un Pater. Successivamente si pensò di
suddividere in tre cinquantine di Ave per i tre momenti principali del giorno.
Infine verso il 1460 il domenicano Alano de la Poche stabilì che per ogni
decina di Ave si potevano scegliere in meditazione, alcuni riferimenti biblici,
che poi verranno chiamati "misteri". Allo stesso Alano si deve il nome
di "Rosario" con un preciso riferimento al mese di maggio e alle rose.
Nel 1500 ad opera di Alberto da Castello si consolidò questa struttura fissando
i quindici misteri alla meditazione di ogni decina.
Durante il pontificato di Gregorio XIII (Ugo Boncompagni di Bologna, 1572-1585)
si ebbe l’XI Giubileo, considerato il punto di svolta nella trasformazione
della Chiesa cattolica. Tra le cose da ricordare, va citata l’organizzazione
dei pellegrini in Confraternite, che si distinguevano da abbigliamenti e
devozioni particolari. Numerose organizzazioni fecero riferimento a Ordini
religiosi o a istituzioni caritative quale la Santissima Trinità. Degna di
menzione per l’attività svolta durante il Giubileo è la Congregazione del
Divino Amore, capeggiata da Filippo Neri.
Anche a Genova e in Liguria la confraternita esprime il momento religioso ed
assistenziale della Corporazione Artigiana, soprattutto per i lavoranti che non
sono assistiti, come i "maestri" dalla Carità dell’Arte, fatta
eccezione degli iscritti dell’Oratorio di S. Antonio di Albisola che danno
vita nel 1588 alla Corporazione dei Ceramisti Albisolesi. Allora, come in tanti
Oratori, anche S. Giacomo della Marina a Genova diventa un crogiolo di desideri
e, come scriveva nel 1575 il nobile Matteo Senarega a proposito delle Casacce (Casacia
= Oratorio) : "questa sorta di luoghi cred’io che sia la più
pericolosa per ordir tumulti in Genova, e in altre città, poiché adunandosi
gli huomini insieme in grosso et in piccol numero, secondo che loro viene
comodo, ed in quel tempo che più loro piace, coperti del velo della relligione
attissimo ad ingannar ciascuno, trattano sicuramente di quel che vogliono".
Tralasciando un discorso più approfondito sulle confraternite, possiamo
affermare che, se da un lato la Riforma Protestante aveva offuscato la figura
della Madonna, che tanto aveva ispirato la cristianità del Medioevo, la Chiesa
successivamente impiega tutte le sue forze per dare nuovo vigore all’immagine
della Madre di Dio. Tutti i nomi più belli a Lei dedicati vengono composti
insieme "come una corona intrecciata dalla fede e dalla poesia": vasca
d’acqua viva, Stella mattutina, Lampada inestinguibile, Giardino chiuso,
Città di Dio, Porta del Cielo, Torre di David, Carro aureo del mistico Sole.
Durante il XVII secolo si sviluppa uno straordinario desiderio di glorificare al
meglio la Vergine Maria che porterà nei Paesi non contaminati dalla Riforma
Protestante, come l’Italia, la Francia e la Spagna, alla nascita di un vasto
movimento mariano, talvolta esasperato in riti esagerati come ad esempio la
pratica del "voto di sangue" che si svolgeva per suggellare l’impegno
a difendere questa verità sino al versamento del proprio sangue oppure alla
costituzione dei gruppi detti "Schiavi di Maria". Non mancano gli
interventi della Chiesa per regolare il culto della Madre di Dio e a tale
riguardo si leva pure S. Luigi Grignion de Montfort (1673-1716) che predica,
scagliandosi contro certi abusi, l’inseparabilità della devozione della
Madonna da quella del Cristo Salvatore. Sul finire del XVII secolo e durante
quello successivo, il Giansenismo e l’Illuminismo cercano di porre in ombra la
figura della Vergine e la Rivoluzione francese poi, esalta la "Dea
ragione"per sostituirla a Maria sugli altari. Dalla prima metà del XIX
secolo, assistiamo ad un nuovo impulso del culto mariano, grazie anche a diverse
apparizioni: nel 1830 la Madonna si mostra a S.Caterina Labouré, nel 1846 a La
Salette, nel 1858 a Lourdes. Con l’8 dicembre del 1854 abbiamo la definizione
dogmatica dell’Immacolata Concezione di Maria, da parte di Pio IX, e questo
colloca il pontefice tra i più importanti sostenitori del culto mariano.
Santuari: devozione e pellegrinaggi.
ra i più
conosciuti e visitati luoghi di pellegrinaggio sin dal Medioevo ci sono
sicuramente S. Giacomo di Compostela, Montserrat e la Terra Santa, anche se
sparsi un po’ ovunque sono ancora oggi presenti molti santuari minori che
rappresentano la traccia di una devozione popolare molto sentita.
Dall’Annuario Cattolico del 1982, i santuari mariani in Italia risultano
essere 1539 di cui 107 presenti in Liguria.
Tra i santuari eretti in onore della Vergine presenti in Liguria ricordiamo:
Nostra Signora del Monte e Nostra Signora, Regina della Guardia a Genova, Nostra
Signora di Mont’Allegro a Rapallo, santuario dell’Acquasanta in località
Mele. Ci sono poi, edifici di rilevanza minore, che hanno rappresentato un
riferimento importante di devozione da parte di marinai o di contadini. Tra
questi: Nostra Nostra Signora delle virtù, santuario appoggiato su una parete
rocciosa del colle del Siestro risalente al XVI° secolo. Si racconta che in una
caverna, fatta scavare dai frati Agostiniani, esistesse l’immagine della
Vergine dipinta su tavola.
Madonna vecchia di Sinca: una chiesa che oggi si trova allo stato di rudere
posta in un ambiente montano nella provincia di Massa. Posta su una roccia del
Pizzo d’Uccello tra le località di Vinca ed Aiola.
E’ alla Vergine Maria "Maria Stella", stella del Mare, che i marinai
raccomandano le loro anime e invocano aiuto durante le traversate burrascose che
incutevano timore. Nel momento del pericolo, nell’estremo bisogno, la
richiesta di soccorso alla Vergine "regina di tutti i Santi" è il
simbolo per eccellenza della necessità di soccorso materno. Ogni edificio di
culto si fregia di una Sua immagine ed in Suo onore sorgono numerosi santuari.
Molto spesso la loro origine è legata ad una leggenda che narra di arrivi di
sacre reliquie o ritrovamenti tra i flutti di immagini miracolose che quasi
sempre ritraggono la Vergine Maria. La stessa costituzione geologica della costa
ligure, scoscesa sul mare, ha consegnato alla storia religiosa i santuari
costruiti in alto sul mare in modo da essere per primi identificati dai marinai
nell’approssimarsi alla terra o per essere ancora avvistati a distanza nel
momento del distacco dalla costa.
Dal Levante al Ponente, da Varazze a Laigueglia la Vergine è presente per
proteggere il popolo del mare. In Sant’Andrea, a Savona i naviganti si
recavano in visita per manifestare la loro gratitudine alla "Madonna del
Buon Consiglio". La "Madonna della Guardia" veglia sui suoi
fedeli e sui suoi marinai dalle alture del monte Tirasso nelle vicinanze di
Alassio, mentre in Sant’Ambrogio, un altare era dedicato a "Maria
Nautarum" o "Maria Idris". Varie sono le immagini venerate dai
naviganti di Alassio: quella dell’oratorio campestre costruito in onore alla
Beata Vergine di Porto Salvo. Sopra il portale dell’oratorio dei corallini
resta la seicentesca statua in marmo della "Regina dei cieli" con il
bambino in braccio per raccogliere i viandanti e indicare la via del paradiso.
Sempre ad Alassio, nella chiesa dei cappuccini è collocata la preziosa tavola
della "Madonna del soccorso" (realizzata da Macrino d’Alba riproduce
lo stesso soggetto che l’artista riprese nel polittico della Certosa di Pavia
nel 1496). Certamente la Madonna più venerata nel savonese è quella della
Misericordia. Il santuario fu costruito dopo l’apparizione nel 1536 nella
valle di S. Bernardo.
Uno fra i più
conosciuti santuari mariani è quello della "Madonna del Soccorso" di
Pietra Ligure. L’affresco presente nella costruzione, rappresentante la
Madonna con il Bambino si dice che abbia facoltà miracolose. Pare infatti che i
marinai pietresi osservassero spesso effetti luminosi provenienti dalla cappella
che per loro significava un imminente ritorno in famiglia.
La medaglia devozionale
Spesso, durante le
visite ad un santuario, venivano riportate a casa, come reliquie, medagliette
devozionali che venivano indossate come protezione o inserite insieme ad altri
elementi, non propriamente sacri, nei "brevi". I brevi consistevano in
minuscoli sacchetti di stoffa ricamata contenenti dei pezzetti di foglie di
ulivo benedetto, spesso un foglietto ripiegato con formule magiche, un ritaglio
della stola del prete e la sgocciolatura del cero pasquale detto "lumen
Christi".
Le medaglie devozionali, non sono state oggetto di grandi attenzioni, sia da
parte dei collezionisti, che dagli studiosi del settore. Scarso è il materiale
presente e pochi sono i riferimenti bibliografici al riguardo. Ma esse
rappresenta tuttavia, uno dei documenti più vivi, espressione di fede e
devozione popolare. Lo studio di questo materiale è interessante sotto diversi
aspetti e molto complesso, non essendoci alcuno studio scientifico o
classificazione a facilitarne la lettura. Bisogna tener presente che se con il
termine "sacro" identifichiamo tutti i tipi di medaglie che
rappresentano il Cristo, la Vergine, i Santi o avvenimenti che riguardano la
Chiesa, è altrettanto vero che questa prima classificazione necessita di altre
suddivisioni più particolari e specifiche, poiché da queste possano essere
rivelati significati più profondi. Una collezione apprezzabile di medaglie è
custodito dal "Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana".
Questo breve contributo non ha certo il compito di chiarire definitivamente il
discorso della medaglia sacra, ma senza dubbio fornire un’idea, anche
approssimativa, della vastità dell’argomento.
La medaglietta devozionale rappresenta un oggetto al quale si da un particolare
significato simbolico. Dell’usanza di indossare medaglie, nella chiesa antica
vi sono tracce che si confondono tra il rito pagano e quello cristiano. Un uso
della medaglia, non ancora propriamente devozionale, ma che testimonia l’avvenuta
visita a luoghi santi meta di pellegrinaggio, si ebbe nel periodo medioevale.
Per riscontrare un uso prettamente religioso della medaglia bisogna attendere il
XV° secolo. Risultano così esservi medaglie coniate per commemorare l’Anno
Santo del 1475. A partire dal XVI° secolo le medaglie, che rappresentavano
spesso l’effige della Vergine o dei Santi, vennero benedette e coperte con
indulgenze per chi le avesse indossate. A tal proposito va ricordato che nel
nostro secolo alcune confraternite anno avuto il permesso di indossare una
medaglia al posto dello scapolare. Quest’ultimo, indossato dai membri della
confraternita di Nostra Signora di Monte Carmelo già dal XV° secolo,
rappresenta una particolare forma di devozione alla Vergine Maria attribuita
tradizionalmente ad una apparizione della stessa, al Priore dei carmelitani d’Inghilterra
Simone Stock vissuto nel XIII° secolo. Nella sua forma primitiva, lo scapolare,
che trae il suo nome dal latino "scapulae" era un mantello che
partendo dalle spalle copriva il corpo sino ai piedi. L'utilizzo di questo
indumento era diverso a seconda dell'ordine dei monaci che lo indossavano. Così
se nella Regola di san Benedetto si prescrive sia da utilizzare per lo
svolgimento dei lavori manuali, per i Carmelitani, a partire dal XIV secolo esso
diventa alternativo all'abito. Nella sua apparizione a san Simone la Vergine
Maria offriva lo scapolare e prometteva a tutti gli appartenenti all'ordine dei
Carmelitani, morti indossandolo, la salvezza eterna. Tuttavia l'uso dello
scapolare si diffuse anche tra i laici anche se le dimensioni del mantello
risultavano non sempre adatte all'attività lavorativa, per cui ben presto venne
ridotto a dimensioni simboliche e che in seguito a disposizioni emanate da san
Pio X poteva essere sostituito dall'indossare o portare con sé una medaglia.
La più conosciuta e tuttora in circolazione è la "medaglia
miracolosa" che trae la sua origine da una visione avuta da santa Caterina
Labouré il 27 novembre 1830 nel convento delle Figlie della Carità di San
Vincenzo de' Paoli a Parigi.
La Santa per un lungo periodo ebbe delle visioni in cui la Vergine mostrò in
due quadri le due facce della medaglia che avrebbe voluto veder realizzata,
affermando che chiunque l'avesse indossata indulgenziata, ripetendo la breve
preghiera (la giaculatoria) ne avrebbe ricevuto grandi grazie: copiose saranno
le grazie per chi avrà fiducia... Santa Caterina non raccontò a nessuno delle
sue visioni se non al proprio confessore, che in base alle istruzioni ricevute
la realizzò e ne iniziò la distribuzione nel 1832.
La medaglia mostra la Vergine Maria in piedi sul mondo nell'atto di schiacciare
la testa del serpente, con le braccia distese e le mani da cui escono raggi di
luce, «I raggi sono simbolo delle grazie che io spando sulle persone che me le
domandano. Le gemme che non mandano luce sono simbolo delle grazie che non mi si
domandano». L'immagine è contornata dalle parole: «O Maria, concepita senza
peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi». L'altro lato mostra la lettera
M con sopra una croce contornata da dodici stelle, sotto la M due cuori, uno con
una corona di spine e l'altro trafitto da una spada. La medaglia, che ottenne
l'approvazione dell'origine soprannaturale da un tribunale di Parigi, divenne
ben presto famosa per alcune conversioni miracolose e fu utilizzata quale
simbolo dell'Associazione delle Figlie di Maria che la indossavano
costantemente.
Un’altra medaglia molto antica é quella rappresentante"Nostra Signora
dei Sette Dolori", il cui culto iniziò probabilmente nel XII secolo, ma
che non ebbe grande diffusione sino al XIV secolo. Il numero dei dolori o
sofferenze fu vario, si iniziò parlando di cinque dolori, ma questo numero
variò arrivando fino a centocinquanta. In seguito il numero venne ufficialmente
fissato a sette anche se i dolori non erano sempre identici e, nella forma in
cui sono sopravvissuti, comparivano in un’antica collezione del XIV secolo
(appartenuta al cancelliere Filippo de Maizières morto nel 1405). Nella
profezia di Simeone, i dolori o sofferenze risultano essere: la fuga in Egitto,
lo smarrimento di Gesù nel tempio, l’incontro fra Maria e Gesù sulla via del
Calvario, ai piedi della croce, alla deposizione della croce e presso il
sepolcro.
Nel 1497 fu approvato lo statuto della confraternita di Nostra Signora dei Sette
Dolori, costituita da Jean de Coundemberg e di cui fece parte anche l’arciduca
Filippo il Bello e alla quale si affiliò nel 1511 il futuro imperatore Carlo V,
confraternita che sollecitò questa particolare devozione alla Vergine. La festa
dei Sette Dolori, distinta da quella della Vergine Addolorata venne elevata a
celebrazione della Chiesa universale da Pio VII nel 1814, come atto di
ringraziamento dopo il suo ritorno a Roma dalla prigionia in Francia.
Silvio Passalalpi
(Contributo dell'autore al libro
"Meravigliosamente Donna" di
Marcella De Ferrari e
Rosalba Niccoli, edito da Erga - Genova)
Bibliografia
Alteri G. "Maria nelle collezioni numismatiche del medagliere vaticano" Meglio ed. 1988 Roma
Bertoldi Lenoci L. "Confraternite Chiesa e Società" Schena ed.
Carcopino J. "La vita quotidiana a Roma" Laterza ed. 1993 Bari
De Ferrari M. Niccoli R. "Il diavolo e l’acqua santa" Erga ed. 1999 Genova
Frazer J.G. "Il ramo d’oro" Newton ed. 1992
Gatto L. "Breve storia degli anni santi" Newton & Compton ed. 1999
Marcucci D. "Santuari mariani d’Italia" Paoline ed. 1983
Massajoli P. Rivista "Il nido d’aquila" n° 37 Sorriso Francescano ed. 2002
Pucci I. "Culti naturalistici della Liguria antica" Luna ed. 1997 La Spezia
Rivista "L’Eco del Santuario di Montenero" Marzo 2003 Livorno
Rivista "La Casana" n°1 S.I.A.G. ed. 1982
Valenziano C. "Liturgia e Antropologia" Dehoniane ed.1998 Bologna
Walsh M. "Il grande libro delle Devozioni Popolari" Piemme ed. 2000 Casale Monferrato