Origini e fase sperimentale delle armi da fuoco

Dal 1300 al 1550

 

La polvere pirica e le prime armi da fuoco: schioppetto, bombarda, spingarda.

Sfatata l'antica leggenda sulla origine alchimistica della polvere pirica, allo stato attuale degli studi non si sa chi sia stato lo scopritore delle proprietà esplosive e propulsive del miscuglio, uno dei tanti, usati da secoli, a scopo incendiario.
Storici quali il Muratori, Leonardo Aretino e altri, accennano vagamente ad armi da fuoco (bombarde) che sarebbero state usate dai Bolognesi e dai Fiorentini fin dalla metà del XIII secolo, ma il più antico documento sulle armi da fuoco portatili che abbia resistito alla critica è la Cronaca di Forlì di Leone Cobelli, riportata anche da Bernardino Baldi, poeta e scrittore del XVI secolo. All'anno 1281 è detto che nella battaglia per la difesa di Forlì da parte di Guido da Montefeltro contro i francesi che erano al servizio del Papa comandati da Giovanni d'Appia, il primo ...chiamò una squadra di fanti e targoni e una squadra grande de' balestrieri e scopitieri... L'interpretazione del termine scopitieri fu discussa dal Grassi che, influenzato dalla leggenda (a quel tempo non ancora sfatata) della invenzione della polvere del fantomatico Schwartz nella prima metà del XIV secolo, lo ritenne, non tanto anacronistico, in quanto la personalità del Baldi ne dava garanzia, quanto quasi certamente riferentesi a un tipo di balestra; senonché il termine scoppietto, non potendo attribuirsi che a un'arma producente uno scoppio ed essendo usato perfettamente a proposito dal cronista contemporaneo e testimonio dei fatti, non poteva che indicare un'arma da fuoco. Ciò tanto più che altre note testimonianze contemporanee, o di poco posteriori, confermano l'impiego delle prime armi da fuoco manesche nel Veneto, in Romagna, in Toscana e in Piemonte; armi che, alla fine del primo quarto del XIV secolo, apparivano già diffuse ovunque. Qui importa solo notare il successivo apparire dei nomi e la forma di queste prime armi: dopo lo schioppetto (1281) compare lo schioppo, citato per la prima volta in una Epitome di Cividale, ove si narra dell'assedio di quel castello (1331) da parte dei baroni fuorusciti di Krusberg e di Spilimbergo ...extrinseci balistabant cum sclopo versus terram...; sembra si trattasse di armi da posta (da muro o da cavalletto). Poco tempo dopo (1334) è nominata per la prima volta come arma da fuoco la spingarda: Rinaldo d'Este... preparari fecit maximam quantitatem balistarum, scopetorum, spingardarum...
In quanto a forma e dimensioni, queste prime armi variavano da luogo a luogo e a seconda della fantasia e capacità dei fabbri (o ferrari, o magnani) che le fabbricavano.
I fabbricanti delle prime armi portatili erano i magnani, appartenenti appartenenti alla corporazione dei fabbri o ferrari; per le artiglierie di bronzo erano i fonditori, in origine appartenenti, sembra, all'arte degli orafi; solitamente costoro venivano assunti come bombardieri (magister bombardarum) per l'impiego, anche in tempo di guerra, delle armi da loro stessi fabbricate. Nella seconda metà del XIV secolo la fabbricazione di schioppi e schioppetti e quella della polvere si vanno estendendo in Europa e assumono carattere di arti autonome. Fra il 1350 e il 1360 si hanno notizie di tali attività in tutta l'Italia settentrionale e in Toscana; nel 1366 il Petrarca ci fa sapere che a quell'epoca le armi da fuoco erano di uso generale. Pur restando sostanzialmente invariate, le armi portatili andavano annoverando sempre nuove forme, tanto per impiego quanto per dimensioni: nel 1371, nella rocca di Formigine presso Modena, vi sono ...schioppi pizoli da man... e ...schioppi grandi fornidi di polvere et balote...

Armi da fuoco a miccia

Nel frattempo una innovazione importante era intervenuta, in epoca imprecisata, a facilitare l'impiego dello schioppetto in campo aperto: l'uso della miccia in luogo di carbone acceso o ferro rovente, che richiedevano la presenza di un fornello. Le armi da fuoco portatili più antiche si distinguevano per avere il "focone" praticato superiormente alla culatta. L'accensione avveniva mediante un ferro rovente, tizzone o miccia.
Parallelamente va perfezionandosi anche la polvere, e già nel 1380, in un inventario dei castelli di Vercelli e Salussola, abbiamo per la prima volta menzione di... pulvere a scloppo..., diversa da quella da bombarda.
questi importanti progressi tecnici, per quanto empirici, rendendo di più pratico impiego lo schioppetto, ne favorirono enormemente la popolarità; infatti dai documenti, specie dagli inventari, appare che nel primo quarto del XV secolo il numero degli schioppetti e schioppi diveniva sempre più rilevante. Inoltre il consumo della polvere indusse i governanti a controllare la raccolta del salnitro: nel 1423 il duca di Milano se ne riservava il diritto di requisizione e ne incaricava un bombardiere, Zerbino da Vicenza. E' il più antico documento del genere. Nascono così nuove specializzazioni artigiane e commerciali: il salnitraro e il polverista.
Gli schioppetti, che in talune regioni venivano anche chiamati colubrine, erano di ferro, di bronzo o di ottone, con teniere o fusto di tre piedi. Le balotine da scopeti pesavano normalmente dieci grammi e venivano forzate nella canna, il che richiedeva tempo. La dotazione per ogni armato era di cento colpi.

La cerbottana

Nel 1438 appare citata per la prima volta come arma da fuoco la cerbottana, antica arma a fiato trasformata in schioppo da posta, con calibro di circa 22 m/m di palla di piombo (10 la libbra) e con una lunghissima canna (fra i 2 e 3 metri), giustificata dalla qualità della polvere del tempo, a basso tenore di salnitro (5-asso-asso) e non ancora granulata.
La cerbottana, per la sua lunga gittata, godette di vasta popolarità nella guerra ossidionale per circa quarant'anni, allorché fu soppiantata da altre armi, come vedremo. Tuttavia nelle fortezze continuò a essere usata per lungo tempo, e qualche raro esemplare si conserva ancora.

L'arco-buso

Verso il 1469 si ha notizia di una nuova arma da fuoco individuale, più leggera di quelle da posta già esistenti (schioppi, colubrine e spingarde), manovrabile agevolmente e trasportabile da un solo uomo: l'arco-buso, così chiamato per analogia con una preesistente arma neuro-balistica individuale da posta: l'arco balestro. Il primo accenno finora noto appare in un'opera di Francesco Patricio da Siena: Il Sacro Regno del vero reggimento e della vera felicità del Principe, stampato a Venezia nel 1547.
L'italianità del nome è stata ampiamente dimostrata e, del resto, è confermata da scrittori e documenti dell'epoca; è da segnalare peraltro il fatto (caso non isolato) che, per parecchi lustri, il termine non fu conosciuto in altre regioni d'Italia, ove armi similari continuarono a essere chiamate schioppi. In ogni caso si trattava di arma militare e da posta di calibro stabilito, corrispondente a una palla di piombo del peso du un'oncia circa.
Francesco di Giorgio Martini ci fornisce dati sulla portata dello schioppetto e dell'arcobuso che sono rivelatori della sostanziale differenza fra le due armi.
--scoppietto: lunghezza della canna, 50-60 palle (o calibri); peso della carica di polvere uguale al peso della palla; questa era normalmente della grossezza di una nocciola (gr. 10-15 circa);
--arcobuso: lunghezza della canna, 30-40 palle; peso della carica di polvere uguale alla metà del peso della palla (gr. 30 circa).
Leonardo da Vinci ne fece i disegni (Codice Atlantico, f. 113 ex 40) e già accenna a una evoluzione. Egli infatti ci raffigura due tipi di arcobuso; uno è da mira con un teniere sagomato in modo da permettere il puntamento, analogo a quello dello schioppetto, pure rappresentato; si trattava di due armi distinte, delle quali il Vinci dà anche le dimensioni.
Il più antico riferimento all'impiego dell'arcobuso in guerra, ci riporta al conflitto fra Venezia e Ferrara (1481 - 1484) ed è in una lettera del vescovo di Parma al duca di Milano, in data 3 luglio 1482, (si tratta della lettera inviata a Ludovico Maria Sforza, detto il Moro), in cui gli comunica che il figlio di Roberto Sanseverino, capitano dell'esercito veneto, ...è stato ferito in uno pede de uno archebuso...
In seguito, l'arcobuso divenne arma esclusivamente portatile e appropriata per l'armamento della fanteria leggera, sebbene nell'uso popolare e in pochi autori si dia al termine un significato più esteso. 


 Bibliografia

ARMI DA FUOCO ITALIANE - Dal medioevo al risorgimento di Agostino Gaibi
1978 Bramante Editrice - Busto Arsizio


 

 

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